Se lavi la frutta prima di mangiarla, abbiamo una pessima notizie per te: la scoperta dei ricercatori getta i consumatori nel panico
È buona abitudine lavare la frutta prima di mangiarla. Ma è sufficiente ad eliminare tutte le tracce presenti anche di residui chimici?
Tutti sappiamo quanto sia importante lavare accuratamente frutta e verdura prima di consumarla. Anche quella con la buccia, che poi elimineremo.
Non vale infatti il discorso “tanto poi la sbuccio”. Lavare e disinfettare, questa è la prassi comune. C’è chi utilizza il bicarbonato, ottimo igienizzante, e chi prodotti chimici.
Lasciare in ammollo il cibo che intendiamo consumare in acqua addizionata con un qualsiasi prodotto igienizzante ci fa sentire più sicuri. È quello che abbiamo sempre fatto. Ed è quello che tutti consigliano. Ma è davvero così efficace?
Un recente studio sull’argomento ha gettato nuova luce su questa pratica comune, e rimesso tutto in discussione. Una scoperta che è a dir poco allarmante.
Lavare la frutta prima di mangiarla non basta
Lo studio a cui facciamo riferimento ha preso in esame un frutto in particolare: la mela. Qualche mese fa sono stati analizzati i meleti della Val Venosta, zona famosissima per la sua produzione, in Trentino Alto Adige, che rappresenta il 10% del mercato italiano. Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università Boku di Vienna, in collaborazione con i colleghi dell’ateneo tedesco Rptu di Kaiserslautern, ha rivelato l’uso massiccio di pesticidi nella zona.
Dura la replica dell’assessore all’agricoltura della Provincia di Bolzano, Arnold Schuler, che sostiene, sul Fatto Quotidiano: “In Val Venosta i registri mostrano chiaramente che degli insetticidi utilizzati, il 90% è certificato come biologico e per i fungicidi è il 70%”. Questo però ci porta a chiederci: e sulle altre mele che acquistiamo?
L’incredibile scoperta
Questa volta è Il Fatto Alimentare a riportare i risultati di uno studio pubblicato su Nano Letters. I ricercatori che se ne sono occupati hanno utilizzato una nuovissima tecnica per identificare i pesticidi e quantificarli. “Per testare l’efficacia della tecnica, gli scienziati hanno usato due dei prodotti più vecchi usati come fungicidi, il carbendazim, vietato in Europa ma legale in molti Paesi, e il tiram, approvato per la prima volta nel 1948. Nel test effettuato, i ricercatori hanno spruzzato i due fungicidi, da soli o insieme, sulla superficie di alcune mele, e poi le hanno sottoposte a un lavaggio identico a quello che si può fare normalmente in casa“.
Ebbene, il risultato è sconfortante: non basta lavare le mele. Si è appurato che i pesticidi penetrano la buccia e sono presenti anche nella parte più esterna della polpa. Quindi, la prossima volta che sbucci una mela, cerca di eliminare anche la parte superficiale della polpa. Lavarla non è più sufficiente.