PFAS, in questa Regione italiana l’acqua è veleno puro: registrato un boom di tumori e infarti | Controlla se vivi nella zona rossa
La questione PFAS riguarda tutta l’Europa ma la situazione in determinate zone d’Italia appare sempre più preoccupante.
Nel 2020 la Danimarca è stato il primo paese in Europa a bandire definitamente i PFAS e a dedicarsi completamente alla bonifica degli stessi.
Il nome PFAS è l’acronimo inglese di “perfluorinated alkylated substances”, ovvero un mix di elementi perfluoroalchilici e polifluoroalchilici. Si tratta di composti chimici “di sintesi” introdotti in campo industriale negli anni ’40, e oggi si contano oltre 4000 sostanze appartenenti a questa famiglia.
I PFAS trovano ampia applicazione in diversi settori dell’industria grazie alla loro capacità di resistenza e per le proprietà idrorepellenti e oleorepellenti. Per questo li ritroviamo in molti prodotti ad uso domestico, come nelle pentole da cucina che acquistano così la caratteristica anti-aderenza, oppure nella carta e negli imballaggi. Ma i PFAS sono davvero ovunque, dal settore aeronautico e automobilistico, passando per l’edilizia, sino ad arrivare al settore energetico, dove vengono impiegati per proteggere rendere i connettori solari resistenti agli agenti atmosferici.
Purtroppo però le valutazioni iniziali sui PFAS sono state poco lungimiranti e non hanno tenuto conto dei possibili danni all’ambiente e all’essere umano di queste sostanze sul lungo periodo. Si tratta infatti di sostanze chimiche mobili, persistenti e tossiche.
I rischi dei PFAS sulla salute
Gli studi condotti negli ultimi anni hanno dimostrato che i PFAS si accumulano nell’ambiente, dove vanno ad inquinare oltre il terreno anche l’aria, e raggiungono l’atmosfera provocando danni all’ozono e alle falde acquifere, causando ingenti danni alla salute.
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare, EFSA, ha stabilito un limite di sicurezza che fissa la soglia settimanale tollerabile dal corpo umano di sostanze perfluoroalchiliche a 4,4 nanogrammi per chilogrammo di peso corporeo. Si tratta di un parere scientifico espresso a seguito della pubblicazione dei risultati di alcuni studi che collegano la presenza dei composti PFAS nell’organismo con l’insorgere di alcuni disturbi quali: aumento dei livelli di colesterolo, alterazione di fegato, tiroide, sistema immunitario e riproduttivo e alcuni tipi di neoplasie. E in una particolare Regione d’Italia la quantità di PFAS nelle acque ha raggiunto e superato il livello di guardia, ecco in quale.
Le aree più inquinate da PFAS in Italia
Il problema dei composti PFAS sono stati rilevati anche in Italia è sembrano aver colpito particolarmente alcune zone del Paese, in particolare il Veneto. Uno studio, che ha messo a confronto il numero dei decessi nelle aree risultate contaminate e quelle limitrofe, dimostrerebbe un aumento della mortalità tra la popolazione locale delle zone classificate rosse.
Il rilascio delle sostanze PFAS in Veneto è iniziato nel 1964 con un impianto industriale che si trovava proprio sopra una importante falda acquifera, da cui attingono per l’approvvigionamento idrico ben 80 comuni di tre province venete. Qui da anni le Mamme No PFAS si battono per ottenere giustizia per le numerose morti avvenute in quei territori e attribuibili all’inquinamento. Il gruppo di donne continua a chiedere uno studio di coorte sul territorio, già approvato dalla Regione nel 2016 ma mai partito. Se abitate o visitate il Veneto, la raccomandazione è quella di consumare esclusivamente acqua in bottiglia, e di evitare quanto più possibile il contatto con quella erogata dagli acquedotti.