Crostacei a rischio PFAS: la ricerca svela scenari allarmanti | Attenzione massima alla provenienza di gamberi e aragoste
Allarme alimentare per quel che concerne i crostacei, si raccomanda la massima allerta.
In un momento come quello che stiamo vivendo al giorno d’oggi, dove la forte crisi e i perpetui rincari non sembrano minimamente intenzionati a recedere, sentir parlare di un allarme alimentare non è affatto una cosa piacevole. Tanto più se si parla di cibo acquistato con fatica e sacrificio.
Sono infatti parecchie le persone che, negli ultimi tempi, si sono viste diminuire spaventosamente e repentinamente le ore di lavoro, con conseguenti molti meno soldini in busta paga a fine mese. Altre meno fortunate si sono invece viste consegnare la temutissima lettera di licenziamento.
Parlando invece di allarme alimentare, si tratta di una parola allarma comprensibilmente tutti i consumatori, traducendosi in una repentina corsa contro il tempo, al fine di verificare che il prodotto incriminato non sia anche solo casualmente finito nelle nostre dispense.
Rischio per i crostacei PFAS
In questo caso, parlando per l’appunto di crostacei, sappiamo bene che si tratta di una tipologia di cibo non facilmente reperibile sul mercato a prezzo conveniente e pertanto che, come già accennato, il loro acquisto comporta solitamente dei sacrifici. Sentire dunque che viene meno la sicurezza relativa al loro consumo, non è di certo rassicurante.
PFAS, di che cosa si tratta? Il termine si riferisce a sostanze perfluroalchiliche che si trovano in quantità assai elevate nelle acque e talvolta anche nei pesci, in particolare nei crostacei. E tale eventualità deriva soprattutto dal classico inquinamento dalle sostanze riversate dalle industrie nelle acque.
I crostacei maggiormente a rischio
La notizia è stata riportata sulle pagine de Il Fatto Alimentare e si pronuncia sulla tipologia di pesce fino ad ora menzionata. Non si tratta però solo ed esclusivamente di crostacei, ma ad essere state interessate sono anche varie specie di pesci azzurri. Il merluzzo è in effetti uno di questi, insieme al tonno.
Questi dati sono stati estrapolati dopo accurate analisi, e riguardano un campione di pesci analizzati nel New Hampshire dal Darmouth College di Lebanon. Ciò non significa, però, che alcuni di essi possano finire anche sulle nostre tavole, soprattutto in versione congelata. In ogni caso, c’è una magra consolazione. Soprattutto nel caso di crostacei, si tratta di una qualità ittica che normalmente non viene consumata ogni giorno e pertanto non in quantità sufficienti da permettere un’intossicazione. L’imperativo categorico rimane tuttavia quello della massima attenzione.