Vino in bottiglia, scoppia lo scandalo in Italia: la truffa da 400mila euro scandalizza i consumatori
Anche il vino può essere falsificato. In Italia è scoppiato un vero scandalo, scoperta truffa da 400mila euro. I dettagli.
Non solo abiti di marca, scarpe o borse griffate. A quanto pare l’alta moda non è l’unico campo in cui doversi difendere da truffatori e falsificatori.
Il crimine non dorme mai, e i delinquenti trovano sempre nuovi modi per arricchirsi sulle spalle di poveri malcapitati che non si accorgono del raggiro.
E del resto come potrebbero? Spesso e volentieri l’oggetto è falsificato talmente bene da rendere quasi impossibile distinguerlo dal vero.
Una delle ultime truffe riguarda il vino. Un affare da circa 400mila euro, scoperto dalle Forze dell’Ordine dopo lunghe indagini.
Vino in bottiglia falsificato: la truffa
Ad essere colpiti , riporta Gambero Rosso, sono stati marchi famosi toscani, etichette note come Sassicaia e Brunello di Montalcino di annate comprese tra il 2010 e il 2015. Le bottiglie incriminate sono, al momento, oltre 4000. Tutte contraffatte e vendute a ignari ristoratori o proprietari di enoteche della Toscana. Un’indagine che è partita diverso tempo fa e che aveva già portato ad alcuni arresti nel 2017.
Ma il giro di affari è troppo corposo per smettere, e così i truffatori non si sono certo fermati ma hanno continuato la loro attività illecita che ha generato circa 400mila euro al mese. Ma come facevano?
Come agivano i truffatori
Talmente semplice da essere quasi banale. Il vino di partenza è quello in cartone, commerciale. A questo i truffatori aggiungono alcol e zucchero per cambiarne il sapore e poi lo imbottigliano con tanto di false etichette e fascette ministeriali che lo attestano come Docg o Doc. Persino l’ologramma anticontraffazione è assurdamente falso. Identico agli originali il tappo, e persino la carta velina per le confezioni, dello stesso peso. Come riuscire a riconoscerle come false? Impossibile.
La Nazione aggiunge qualche dettaglio: “Tutto nasce dopo che ristoratori, titolari di enoteche ed esportatori di vino della Toscana, avevano segnalato di avere acquistato bottiglie di vino pregiato che, in realtà, contenevano un prodotto diverso. Le bottiglie, in base a quanto ricostruito dalle indagini, provenivano dalla Turchia mentre etichette, tappi, carta velina e casse erano prodotte in Bulgaria. La produzione si sarebbe attestata su circa 700 casse di vino al mese, per un totale di 4.200 bottiglie, con un introito stimato in circa 400mila euro al mese”.