Patatine industriali, brand leader in Italia massacrato per la pubblicità in TV: “Riferimenti blasfemi”
La pubblicità di una nota marca di patatine ha scatenato una vera polemica. L’accusa è pesante, si parla di blasfemia.
Può una semplice pubblicità essere accusata nientemeno che di blasfemia? È quello che sta accadendo in questi giorni allo spot di una nota marca di patatine.
Uno spot che offende la religione cristiana, e che ha sollevato una polemica che forse l’azienda non si aspettava. O forse sì. Spesso in tv vale la regola “bene o male, purché se ne parli”. E forse l’intento dei pubblicitari era proprio questo.
Perché è indubbio che, semmai fosse sfuggita a qualcuno, con il polverone che è stato sollevato negli ultimi giorni chiunque, preso dalla curiosità, ha cercato lo spot in questione.
Ma cosa viene rappresentato creando tanto scalpore? Scopriamo cosa sta succedendo e di che marchio si tratta.
Patatine industriali: lo spot che divide
Una pubblicità che sembra proprio che sarà valutata da un Tribunale poiché, come riporta Open: “L’avvocato Antonio Arciero, attivo sul Foro di Milano, ha depositato questa mattina una denuncia alla procura di Mantova […] i reati contestati dal legale sono quelli di ‘offesa a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone’ (art. 403 del Codice Penale) e ‘offesa a una confessione religiosa mediante vilipendio o danneggiamento di cose’ (art. 404)”. L’avvocato ha affermato: “In quanto cattolico praticante, quello spot mi ha indignato“.
Sempre Open riporta poi lo sdegno di Giovanni Baggio, presidente dell’Aiart, Associazione Italiana Ascoltatori Radio e Televisione nata per un’iniziativa dell’Azione Cattolica. Lo spot “offende la sensibilità religiosa di milioni di cattolici praticanti” ed è un “tentativo penoso di risollevarsi ricorrendo alla blasfemia”. Inoltre, osserva: “È la spia di una sensibilità sociale ed indifferenza etica che non contraddistingue soltanto il comportamento di una azienda e di un pubblicitario. Ci si appella al politically correct e alla cancel culture, ma solo contro la religione cristiana ci si sente autorizzati a qualsiasi obbrobrio?”.
La pubblicità blasfema
Lo spot è di Amica chips, marchio che già in passato ha giocato sui doppi sensi prendendo come testimonial Rocco Siffredi. Questa volta si gioca con la religione. In convento alcune suore si accostano alla Comunione, ma quando la prima prende l’Ostia si accorge che è stata sostituita. Il sacerdote, con spessi occhiali, evidentemente vede poco; tutte si girano così verso la superiora che sgranocchia rumorosamente un pacchetto di patatine.
Lorenzo Marini, ideatore dello spot, si è così giustificato al Gazzettino: “Io sono cattolico, come tanti in Italia. E rispetto tutti i consumatori. In qualche modo lo avevo previsto […]”. Ma voleva solo “fare qualcosa di leggero, ironico, un po’ alla ‘Sister Act‘”. Così, spiega “ho pensato a un contesto opposto a quello di Siffredi, ma con leggerezza”. Non la pensano allo stesso modo i cattolici.