Allarme peste suina, prosciutto a rischio contaminazione | A quale devi prestare massima attenzione
È allarme per la peste suina. Per tutti gli amanti del prosciutto è bene prestare la massima attenzione per non finire contaminati.
Questa volta la faccenda è seria, si parla di un’epidemia che da sola è in grado di mettere seriamente in ginocchio la produzione di un prodotto italiano di grandissimo consumo con conseguente immane danno economico. Parliamo del prosciutto, in particolare del numero 1 nel nostro Paese.
Conviene però innanzitutto fare un piccolo passo indietro. Il prosciutto, sia esso crudo che cotto, costituisce un insaccato molto amato nel nostro Paese e non solo, che possiamo trovare anche in numerosissime ricette. Partiamo con il dire che entrambi sono eccellenti quando e se si tratta di farcire dei semplici panini.
Questi ultimi possono anche volendo essere ulteriormente arricchiti con formaggio e maionese. Inoltre il prosciutto cotto è eccellente sulla pizza accompagnato semplicemente da funghi, oppure ulteriormente arricchito con carciofini, costituendo la capricciosa, e da olive creando la quattro stagioni.
Cotto a cubetti poi diventa eccellente per arricchire insalate di riso nella stagione calda, oppure come ingrediente eccellente per un sugo, a base appunto di panna e prosciutto a cubetti, per condire della pasta o dei tortellini, solitamente ripieni di prosciutto crudo, che in questo caso si ricostruisce il giusto binomio.
Prosciutto a rischio per la peste suina
Un cinghiale è stato trovato morto in data 30 gennaio 2024 non lontanissimo da Langhirano causa peste suina. Per questa ragione sono stati turbati di molto i sonni del Consorzio della zona, visto che è lì che operano la maggioranza delle aziende produttrici legate al Prosciutto di Parma.
Si sta parlando di una marca di non poca importanza che ora sta vivendo nel panico per la faccenda. A parlare dell’alta preoccupazione è il presidente di Assosuini Elio Martinelli, il quale afferma che la peste suina ha praticamente bussato alle porte della filiera del Prosciutto di Parma, la preoccupazione è dovuta per l’appunto anche al repentino spostamento dei cinghiali, con relativi focolai.
La corsa ai ripari
Il cinghiale, essendo per l’appunto selvatico, non è un suino da allevamento e pertanto non è controllato dal punto di vista medico, pertanto, essendo un essere vivente che si può ammalare, rischia per l’appunto di fare da portatore anche per i suini di allevamento con le tristi conseguenze che si possono ripercuotere sul mercato del prosciutto, con un blocco dell’esportazione da 1 a 2 anni.
La speranza, come affermato dallo stesso Martinelli, sta nell’arrivo della primavera, corrispondente per l’appunto con il periodo dell’accoppiamento, ove i cinghiali maschi sono attratti dalle scrofe in calore. La possibile soluzione sta dunque nel riuscire ad abbattere i capi infetti, al fine di risparmiare atroci sofferenze.