Pane in cassetta, se pensi che sia troppo grasso fermati un attimo: la verità ti lascerà a bocca aperta
Molti ritengono che il pane in cassetta sia molto calorico anche perché contiene alcol, ma qual è la verità?
Il pane in cassetta è un tipo di pane che subisce una lavorazione particolare per permettergli di rimanere morbido più a lungo, in commercio ne esistono diverse tipologie chiamati in modi diversi, tra questi pancarrè, pan bauletto, pane sandwich.
Pur non avendo origini certe, la tradizione fa risalire la nascita del pane in cassetta all’Italia dell’Ottocento. A quei tempi i fornai torinesi avevano l’abitudine di conservare il pane destinato al boia capovolto in segno di disprezzo, da qui nasce l’usanza di non tenere il pane al contrario a tavola. Pare, però, che nel 1864, il boia Piero Pantoni, offeso da questo atteggiamento, abbia chiesto alle autorità di intervenire con una legge ad hoc.
Lo stesso anno le istituzioni Torinesi introdussero così un divieto, ma fatta la legge, trovato l’inganno, così i fornai si inventarono un pane dalla forma rettangolare, uguale da tutti i lati, in modo da poter capovolgere quello destinato al boia senza però infrangere la nuova legge.
Quello che è certo è che il pane in cassetta inizio così a diffondersi anche all’estero, poi nel 1927 il tedesco-americano Otto Rohwedder lavorò ad un sistema meccanizzato di taglio del pane che fu messo in commercio negli Stati Uniti nel 1928. L’idea fu importata in Italia dai coniugi Angela De Michelis e Onorino Nebiolo, che nel 1925 aprirono a Torino il Caffè Mulassano, dove iniziarono ad usare questo particolare taglio del pane per creare toast e tramezzini. Tanto è vero che il nome pancarrè che può sembrare francese in realtà viene dal dialetto piemontese dove carrè vuol dire quadrato.
Come è fatto il pane in cassetta
La prima cosa da sapere è che esistono diversi tipi di pane in cassetta, ognuno con le proprie caratteristiche che vanno ad influire sul sapore e sulla consistenza, ma la qualità, sostanzialmente, dipende dagli ingredienti utilizzati. Per esempio, oltre alle farine di grano duro e tenero ci sono quelle di realizzati con altri cereali, come il farro, l’avena o segale.
Come detto gli ingredienti possono variare, per questo è bene sempre leggere l’etichetta, ma solitamente il pane in cassetta confezionato troviamo: malto o farina di frumento maltato, per favorire la lievitazione; glutine di frumento essiccato per migliorare la tenuta della farina; malto di riso o altri zuccheri che vanno ad accelerare la fermentazione.
Perché il pane in cassetta è trattato con l’alcol
In questo articolo parlando di pane in cassetta ci riferiremo unicamente al pane che viene venduto confezionato, intorno a cui, negli anni sono nati diversi miti da sfatare e la questione più dibattuta riguarda l’alcol etilico. Molti sono allarmati dalla dicitura “trattato con alcol etilico” che si trova su tutte le confezioni di pane in cassetta, attenzione però perché questo non vuol dire che l’alcol sia un ingrediente.
In pratica, solo l’esterno del pane viene trattato con l’alcol etilico per evitare la formazione e la proliferazione di muffe. Tra l’altro, appena aperta la confezione la maggior parte dell’alcol tende ad evaporare, infatti, ecco perché dopo aver aperto la confezione è necessario conservarlo chiudendola bene. L’alcol etilico è un conservante molto usato nell’industria alimentare, nel pane in cassetta è solo in superficie e non può superare il 2% del peso.