Scontrini, non devi pagare questo anche se te lo addebbitano: così risparmi tempo e scocciature
Esistono diversi casi in cui il cliente non è tenuto a pagare il conto del ristorante o del bar: ecco quali.
L’estate 2023 sarà ricordata da molti come la stagione degli scontrini folli, infatti sono stati tantissimi a pubblicare sui social le foto di conti in cui venivano addebitate voci mai viste prima.
In molti ricorderanno i due euro addebitati per un piatto vuoto, la stessa cifra è stata chiesta anche per dividere un toast a metà, oppure l’euro e cinquanta chiesti per un cucchiaino in più oppure l’euro per tagliare in due una crepes al cioccolato. Insomma, sembra che alcuni ristoratori abbiano completamente perso il senno.
Ma c’è chi l’ha definita una guerra tra poveri, visto che negli ultimi anni la categoria dei ristoratori è stata messa a dura prova prima dalle chiusure imposte durante i lockdown e poi dagli aumenti sproporzionati dei costi per l’energia e delle materie prime usate nella produzione.
Ultimamente, intervistato dal Corriere, Roberto Calugi, presidente Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi, ci ha tenuto a sottolineare come nell’ultimo anno i prezzi della ristorazione siano saliti solo dell’11%, mentre l’inflazione ha superato il 14% e i prezzi delle materie prime siano aumentati del 22%.
Quando si può non pagare il conto al ristorante
Qualcuno l’ha definito un gesto vile, quello di fotografare gli scontrini e pubblicarli sui social senza aver contestato il conto direttamente al ristorante, ma in realtà bisognerebbe riflettere. Non tutti hanno voglia di fare polemiche o discussioni in pubblico, per questo accettano di pagare il conto per poi non tornare più. Strano che non tutti i ristoratori abbiano capito questo concetto molto semplice, soprattutto in un mondo che, tra social e applicazioni dedicati, dà molta importanza all’esperienza del cliente a cui è permesso di votare e recensire i posti in cui mangia.
Tra l’altro ci sono casi in cui il cliente non è tenuto a pagare il sovrapprezzo aggiunto arbitrariamente dal locale. La legge italiana stabilisce che i prezzi di beni e servizi offerti da un ristoratore vanno chiaramente indicati sul menu. Se il gestore pretende due euro per tagliare un tramezzino o per un piatto vuoto, può farlo, ma deve chiaramente indicare il prezzo. Nel caso in cui la richiesta fosse così particolare allora può chiaramente indicare il prezzo prima di acconsentire ad eseguirla.
Le regole per scontrini e pagamenti col Pos
Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, è recentemente intervenuto sull’argomento per il Corriere:
«Stoviglie, piatti e tovaglioli dovrebbero essere inclusi nel coperto – spiega – motivo per cui, arrivati alla cassa, il mio consiglio è controllare sempre lo scontrino. Se si trovano voci del genere ci si può rifiutare di pagarle». Infatti, il cliente è tenuto a pagare quanto indicato sui menù, ” se invece non sono segnalati da nessuna parte, può rifiutarsi di pagare quelle voci”.
Altra nota dolente è quella del Pos, anche qui il ristoratore è obbligato a tenere un dispositivo elettronico funzionante per consentire il pagamento elettronico. In caso contrario il cliente può avvertire le autorità competenti che provvederanno a sanzionare il gestore con un multa da 30 euro più il 4% del totale del conto. Cosa fare se il pos è rotto? Può capitare che occasionalmente il dispositivo non funzioni, in questo caso in capo al cliente resta l’obbligo di pagare il conto, ma può farlo anche in un secondo momento o tramite bonifico bancario. In nessun caso il ristoratore può trattenere il cliente o applicare una maggiorazione, visto che il disservizio dipende dal locale stesso.