Ristorante, in questi casi puoi rifiutarti di pagare e non essere denunciato: la scoperta ti cambia la vita
Ci sono dei casi in cui il cliente può rifiutarsi di pagare il conto, ecco le circostanze in cui questo è possibile.
L’estate 2023 sarà ricordata come la stagione dei rincari, soprattutto per quanto riguarda la ristorazione. Tra sovrapprezzi applicati arbitrariamente, risarcimenti e scontrini gonfiati, molti esercenti non hanno fatto certo una bella figura.
“Purtroppo vedo un clima di guerra tra gli ultimi anelli della catena: i ristoratori da un lato, che arrivano alla fine di una filiera piena di rincari, e i clienti dall’altro, che hanno meno soldi in tasca tra stipendi fermi e inflazione, e che dunque sono più attenti e vigili. Entrambi sono i soggetti che più subiscono l’attuale congiuntura economica” racconta così la situazione Massimiliano Dona, avvocato e presidente dell’Unione Nazionale Consumatori sulle colonne del Corriere”.
Secondo Dona, l’aumento delle rimostranze dei consumatori sono aumentate, così come sono “aumentate le furbate degli esercenti”, tutto a causa della situazione generale di difficoltà.
Sul tema è intervenuto anche il direttore della Federazione Italiana Pubblici Esercizi, Roberto Calugi, che ha specificato come i prezzi della ristorazione sono saliti dell’11% rispetto al 2021 mentre l’inflazione è aumentata del 14% e le materie prime del 22%.
Gli scontrini folli dell’estate 2023
Gli scontrini pubblicati sui social e ripresi da giornali e influencer hanno aperto enormi dibattiti sulla questione. In molti ricorderanno le maggiorazioni dei conti, come i 2 euro chiesti per tagliare un tramezzino a metà o per un piatto vuoto, oppure i 20 euro per un piatto rotto.
Il presidente della Fipe ha riconosciuto che “alcune situazioni sono state inopportune” ma ha anche invitato a non generalizzare, per ogni esercente che finisce sui social per uno scontrino contestato ne esistono infiniti altri che fanno il loro lavoro con correttezza e dedizione.
Quando ci si può rifiutare di pagare il conto
D’altronde è bene tener presente che la legge regola chiaramente il rapporto tra il cliente e il ristoratore e definisce i limiti di quello che può essere addebitato sul conto e cosa invece no. Per prima cosa i prezzi devono essere chiaramente indicati sul menù e all’esterno del locale e, nel caso dovessero non corrispondere, può pagare il prezzo più basso tra i due. Anche le maggiorazioni vanno indicate sul menu o quanto meno va informato il cliente al tavolo, come nel caso in cui si addebitino 2 euro in più per tagliare un tramezzino.
Non tutti i costi sono ammissibili, per esempio quelli delle stoviglie sono comprese nel coperto, quindi due euro per un piatto in più o 1,5 euro per un cucchiaino sono costi che possono essere contestati al momento del pagamento. Inoltre, gli aumenti devono essere congrui, per esempio chiedere 1,5 euro in più per del basilico sulla pizza, non può essere considerato un’aggiunta come se si chiedesse della mozzarella extra o del prosciutto extra. Non sono ammesse maggiorazioni neanche per il pagamento elettronico, l’esercente ha l’obbligo di avere un dispositivo abilitato e nel caso non funzioni, il cliente può pagare in un secondo momento e non può essere assolutamente trattenuto, né può essere chiesta una maggiorazione. In generale il consiglio è quello di consultare sempre il menu prima di ordinare, l’ordinazione rappresenta il contratto atipico di ristorazione, un accordo verbale che obbliga il ristoratore a servire e il cliente a pagare.