Scontrini folli, conto gonfiato per un motivo vergognoso: la colpa è tutta di un coltello | Retroscena vomitevole
Arriva l’ennesima denuncia per uno scontrino social, un caso imbarazzante partito tutto da un semplice coltello.
Va verso la fine il 2023, il primo anno senza restrizioni per la pandemia ma segnato da nuove guerre scoppiate in tutto il mondo, sarà ricordato anche per un altro motivo: gli scontrini folli.
Questa estate, giornali e social riportavano quasi giornalmente diversi racconti di clienti costretti a pagare per dei servizi normalmente offerti gratuitamente da bar o ristoranti, fino a casi di conti esorbitanti senza apparente motivo.
Va detto che negli ultimi anni, i costi di gestione di bar e ristoranti sono aumentati enormemente, improvvisamente, i proprietari hanno visto crescere sia i costi per l’energia che quelli delle materie prime. Una condizione dovuta prima alla pandemia e poi alla guerra, ma non esente da speculazioni di chi cerca di trarre profitto dalle situazioni di emergenza.
Se è vero che i costi sono saliti, quello che non deve mai mancare è la correttezza verso il cliente, costi di beni e servizi offerti dagli esercizi commerciali devono essere sempre ben in vista.
Scontrini folli al bar e al ristorante
Da Nord a Sud, è successo davvero di tutto, c’è chi ha pagato 30 euro per un piatto di pasta al Pomodoro a Venezia, e chi 30 per un antipasto di prosciutto e melone e 16 euro per una bruschetta. I casi peggiori sono quelli che hanno coinvolto anche i bambini, come i genitori che hanno dovuto pagare 20 euro per un piatto rotto da un bimbo di 15 mesi. In Liguria, invece, una mamma sola con una bimba di due anni, che tra l’altro aveva già mangiato, si è vista addebitare il costo di servizio più 2 euro, dopo aver chiesto un piatto vuoto per far assaggiare delle trofie già pagate 18 euro.
Ma i casi eclatanti non sono finiti, molti ricorderanno i dei turisti sul lago di Como costretti a pagare due euro per aver chiesto di dividere a metà un tramezzino. I tagli al ristorante diventano sempre più cari come ha scoperto una ragazza che ha deciso di festeggiare il suo compleanno in un locale al centro di Palermo. A quanto pare il locale ha addebitato ben un euro di coperto in più a persona per servire la torta che il cliente aveva portato da casa.
Cosa fare in caso di costi aggiuntivi non previsti dal menu
Va detto che la legge italiana parla chiaro: non possono essere addebitate al clienti costi non previsti sul menu o sulle tabelle obbligatorie in ogni tipo di locale che si occupa di somministrazione di alimenti. Non basta che il costo sia chiaramente indicato sullo scontrino fiscale, il cliente deve essere messo a conoscenza del prezzo di ogni servizio richiesto perché la transazione possa concludersi con successo: si tratta del cosiddetto consenso informato.
Per la stessa regola il cliente, dal canto suo, è tenuto a pagare quanto ordinato secondo i prezzi esposti, senza poter controbattere o rifiutare. Diverso il caso in cui ci siano danni al locale, anche qui il cliente è tenuto a risarcire il danno che va calcolato in base alla svalutazione dell’oggetto al consumo, ma in questi casi può prevalere il buon senso. Per esempio il danno subito per la rottura di un piatto o un bicchiere è facilmente assorbibile dal ristoratore, che ne guadagnerà sicuramente in pubblicità positiva.