Allarme bastoncini di pesce: ingredienti cancerogeni nella panatura | Non devi più comprarli
Uno studio ha analizzato 19 marchi di bastoncini di pesce per capire come sono fatti e cosa contengono.
I bastoncini di pesce sono uno di quegli alimenti che piacciono sia a grandi che piccini, ideali quando si ha poco tempo per cucinare e si vuole preparare un pasto veloce.
Si tratta chiaramente di una versione stile fast food ispirata ad uno dei piatti tipici della cucina del Regno Unito: il fish and chips. I bastoncini comparvero per la prima volta sul mercato a inizio novecento con il nome “fish finger”, in italiano “dita di pesce”.
Ma a lanciare definitivamente i bastoncini di pesce sul mercato britannico fu l’imprenditore Clarence Birdseye, il 26 settembre del 1955, con uno slogan pubblicitario molto accattivante “Senza, spine, senza sprechi, senza sforzo”. In realtà, negli Stati Uniti, la grande distribuzione era già iniziata due anni prima, ad opera della ditta Gorton-Pew Fisher che aveva creato i Gorton’ Fish Sticks.
In Italia, i bastoncini inizieranno ad essere prodotti anche in Italia solo 1967 dall’azienda svedese Findus, che aprì uno stabilimento a Cisterna di Latina. In un solo anno furono prodotti 350 milioni di bastoncini, coprendo oltre il 76% del mercato nel settore fish fingers.
Come è fatta l’impanatura dei bastoncini di pesce
I bastoncini di pesce sono un prodotto alimentare trasformato preparato a base di pesce bianco (per la maggior parte merluzzo), glassato in una pastella, impanato, prefritto e poi surgelato. Spesso si tratta di un alimento che subiscono molti processi industriali e non sempre dall’etichetta è ben comprensibile.
In linea di massima si tratta di filetti di merluzzo senza spine che vengono già lavorati e congelati a bordo dei pescherecci. I filetti poi vengono tagliati, coperti di uno strato di fecola di patate, farina, spezie e sale, e poi impanati con pane grattugiato e paprica. Poi a seconda della marca e della qualità ci sono diverse variazioni, come l’aggiunta di carne di pesce tritata.
La panatura dei bastoncini di pesce contiene sostanze cancerogene?
I ricercatori della rivista tedesca Oko-Test ha selezionato 19 varietà di bastoncini di pesce per analizzarne il contenuto e scoprire quali sostanze ci sono al loro interno. Di questi 15 sono prodotti con merluzzo Pollock dell’Alaska, 2 con merluzzo giallo, 1 con merluzzo generico, 1 con nasello del Pacifico. I risultati del test non sono stati esaltanti e in ben 11 campioni su 19 è stata riscontrata l’eccessiva presenza di sostanze grasse nocive come gli acidi grassi 3-MCPD. Si tratta di sostanze classificate come “potenzialmente cancerogene”, anche se non ancora vietate. In realtà l’EFSA ha fissato una dose massima giornaliera che andrebbe consumata dai bambini, per superare tale soglia, ad un bambino di 30 kg, bastano appena 5 bastoncini. Solo 3 marchi su 19 sono stati selezionati come buoni e si tratta dei marchi Frosta, Iglo della Findus e Ocean Sea della Lidl.
C’è però un altro grande problema dietro la produzione dei bastoncini di pesce e si tratta della sostenibilità ambientale. Secondo lo studio, il merluzzo utilizzato proviene da un modello di pesca intensivo tutt’altro che sostenibile. In particolare, le pesanti reti a strascico utilizzate per la pesca in Alaska, toccano il fondale marino andando a distruggere diverse specie animali e vegetali, tra le quali spugne marine, anemoni e coralli. Proprio a causa di questi metodi di pesca, anche dove indicato sulla confezione “proveniente da pesca 100% sostenibile, in realtà non sarebbe così.