Scandalo Peroni | Prezzi uguali, bottiglia più piccola: così rubano i soldi degli italiani
Finisce sotto accusa il marchio Peroni per la birra Nastro Azzurro, molti protestano dopo aver scoperto la scritta sulle bottiglie.
Quando si parla di birra italiana non si può fare a meno di citare il marchio Peroni, nato nel 1846 a Vigevano per opera di Francesco Peroni. Nel 1964 apre il primo birrificio a Roma, nella centralissima Piazza di Spagna, da allora è iniziata l’ascesa del marchio in tutto il mondo.
Dal 1967 la gestione passa ai figli Giovanni e Cesare che ereditano la passione del padre, in particolare il secondo che trascorrerà molti anni in Germania per studiare la produzione della birra artigianale. Questo porterà nuove varietà di birra tra cui la Monaco o Baviera e la Vienna.
Ma è negli anni ‘60 che il marchio Peroni vive un vero e proprio boom e con l’apertura di una sede a New York inizia l’esportazione anche negli Stati Uniti, dove viene considerata una birra di fascia alta servita solo nei migliori ristoranti.
Proprio in quegli anni, precisamente nel 1963 viene lanciata la birra Nastro Azzurro o Peroni Nastro Azzurro che prende il nome dall’omonimo premio assegnato al transatlantico italiano Rex nel 1933. Dopo alcune modifiche alla ricetta originale, nel 2000 la Nastro Azzurro diviene la birra più esportata all’estero.
Le accuse al birrificio peroni legate allo shrinkflation
Ultimamente un articolo pubblicato dal sito Greenme ha sollevato un polverone tra gli utenti del web che hanno criticato il marchio Peroni dopo essersi resi conto che la bottiglia di Nastro Azzurro viene commercializzata in una capienza da 62 cl invece del classico formato da 66 cl.
Secondo le accuse si tratterebbe di shrinkflation quel fenomeno per cui alcuni marchi, per combattere l’inflazione, abbiano deciso di diminuire le quantità delle confezioni invece di alzare i prezzi dei prodotti. Un trucchetto molto comune che permette di lasciare invariati i propri guadagni.
Se la Nastro Azzurro è più piccola della Peroni
A dire la verità molti utenti sostengono che già da tempo la Nastro Azzurro viene commercializzata in un formato più piccolo e c’è chi addirittura ritiene che sia sempre stato così, anche se il sito da cui è partito tutto continua a sostenere che ci siano tracce sul web del formato da 66 cl di Nastro Azzurro.
In molti adesso aspettano la risposta dalla società giapponese Ashai, che ha acquistato la Peroni nel 2016, ma la storia Italiana era già finita nel 2003 quando il marchio fu acquisito dal gruppo anglo-belga Ab Inbev, anche se la produzione avviene ancora in Italia negli stabilimenti di Roma, Bari e Padova, mentre il malto proviene dalla Malteria Saplo di Pomezia.