Quanto siamo disposti a pagare per un arancino? Lo scontrino è allucinante
Prezzi alle stelle; quando un arancino costa troppo? I recenti rincari sono davvero tutti giustificati? Gli scontrini della vergogna che circolano in rete.
Quanto siamo davvero disposti a spendere per un arancino? Per quanto buono, il suo prezzo alto è sempre giustificato e da giustificare?
Ormai ce ne siamo accorti tutti, purtroppo; da quando è scoppiato il conflitto Russia – Ucraina, i prezzi di qualunque cosa sono aumentati considerevolmente. Dalle materie prime al prodotto finale, pare che anche l’aria che respiriamo provenga dai Paesi coinvolti e dobbiamo pagarla.
Sicuramente molti aumenti sono strettamente legati a ciò che sta accadendo, nessuno lo mette in dubbio; ma siamo certi che tutti i rincari a cui abbiamo assistito lo sono? O non sono forse una trovata dei soliti furbetti per guadagnare sulla pelle dei poveri consumatori?
Non possiamo esserne certi, come non possiamo essere certi del prezzo dell’arancino di cui sopra. Nelle località turistiche spesso i rincari si verificano in concomitanza con il periodo estivo, con l’arrivo dei vacanzieri che vorrebbero godersi un po’ di relax e si ritrovano a pagarlo a caro prezzo.
Prezzi alti: quanto siamo disposti a pagare un arancino?
Andare in vacanza costa, ok. Ma è giusto che in un posto turistico si paghi caro anche l’aria che si respira? Ogni anno puntualmente in questo periodo la rete è invasa da commenti, recensioni e segnalazioni di scontrini con prezzi alti e spesso talmente assurdi da far inorridire. Per esempio negli ultimi giorni sta impazzando la storia di una barista che ha risposto ad una recensione negativa del suo operato. Un cliente ha mostrato lo scontrino dove si vede la maggiorazione di 2 euro per aver tagliato a metà un toast. La donna, titolare del bar in provincia di Como, ha commentato a Repubblica “Non era un semplice toast, c’erano all’interno anche delle patate fritte. Per tagliarlo in due abbiamo impiegato del tempo. E il lavoro si paga”. Lasciamo a voi i commenti.
Anche dalla Liguria arriva una segnalazione, questa volta dalla voce di Selvaggia Lucarelli che su Twitter ha condiviso una storia in cui uno scontrino mostra non solo un piatto di trofie al pesto pagato ben 18 euro, ma un’aggiunta di 2 euro per il piattino (vuoto) che la mamma ha chiesto per condividere la pasta con la bambina. E dalla Sicilia cosa arriva?
I rincari in Sicilia
Sembra che nella splendida isola i prezzi, seppur aumentati, restano comunque nella media, a parte poche eccezioni. Il sindaco di Taormina Cateno De Luca per giustificare il raddoppio della tassa di soggiorno e i 3 euro per un parcheggio, si è giustificato con “Ho dovuto alzare le tariffe perché ho ereditato un debito di 12 milioni”. Il Corriere segnala anche che gli alberghi hanno visto un rincaro del 34%; per esempio per una settimana di relax a Cefalù una famiglia di 4 persone potrebbe arrivare a pagare fino a 12mila euro.
E i ristoranti? Anche qui i prezzi sono lievitati, e non solo. Persino il classico stret food ha visto un aumento: l’arancino, simbolo di una intera regione, da 2,50 euro di appena un anno fa, ora è arrivato a 4 euro. Danilo Li Muli, ristoratore e proprietario della catena Ke Palle, il primo ristorante – street food, spiega: “Il riso è cresciuto del 140%, l’olio per friggere del 35%, abbiamo adeguato i prezzi”. Forse voleva dire raddoppiato.