Quanto è sicuro consumare il cibo che viene consegnato dai corrieri? Chi dovrebbe effettuare i controlli sulla qualità?
Quello del food delivery è un settore in grandissima espansione, oggi nelle principali città italiane si può ricevere comodamente a casa qualunque prodotto alimentare. Con il termine food delivery, infatti, si intende la consegna di alimenti provenienti da ristoranti o negozi, ordinati tramite applicazioni, siti internet o telefono e trasportati da corrieri specializzati.
Nel 2021 i tre colossi del food delivery (Just Eat, Deliveroo e Glovo) hanno fatturato insieme circa 350 milioni di euro. I dati dell’Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano, stimano un business del settore in crescita del 59% annuo per un giro d’affari complessivo che si aggira intorno al miliardo e mezzo di euro.
Quando un settore nuovo cresce così velocemente in maniera trasversale tra le nazioni, diventa difficile per i singoli Governi stare dietro alla regolamentazione normativa dei fenomeni. Da qui nasce la lunga polemica sui diritti dei rider.
Dal punto di vista della salute del consumatore, invece, la normativa di riferimento è quella dei regolamenti europei 178/2002 e 852 del 2004 che definisce la prevenzione dei rischi nella produzione e della vendita al consumatore. Ovviamente le aziende del food delivery hanno una responsabilità limitata sui rischi, mentre è il settore della vendita quello centrale.
A lanciare l’allarme è stata la responsabile del Laboratorio SiLa, Laura Panzironi, intervistata dal mensile Gambero Rosso nel numero di luglio 2023, in uscita a fine giugno. La rivista, che ha in prima pagina il titolo “Batteri a domicilio”, ha fatto analizzare i box utilizzati per le consegne a domicilio.
Le analisi hanno portato risultati sconvolgenti registrando la presenza di fino a 200 colonie di batteri Da alcuni studi è emerso che nel box a forma di cubo usato per le consegne possono esserci fino a 200 colonie di batteri “il triplo di quelle che possono essere trovate sul pavimento di un ristorante quando durante un controllo sanitario verrebbe bocciato”.
Il sistema di sicurezza che dovrebbe garantire la sicurezza è l’HACCP destinato agli OSA, operatori del settore alimentare, che certifica la formazione in materia di igiene con l’obiettivo di tutelare il consumatore. HACCP sta per Hazard-Analysis and Critical Control Points, un sistema ideato dalla Nasa per la sicurezza alimentare degli astronauti.
Se la normativa esiste, quello che manca sono i controlli, poiché secondo le procedure i cibi caldi dovrebbero essere trasportati ad una temperatura intorno ai 60 grassi, mentre quelli freddi a non più di 10 gradi. Per rispettare queste procedure servirebbero dei contenitori ATP (Accord Transport Perissable), che non possono essere montati su biciclette e ciclomotori. Resta quindi una questione aperta tra sostenibilità e sicurezza.