Ti spieghiamo la truffa dei gelati che è arrivata in Germania (e che approderà anche in Italia)
Con l’estate alle porte aumenta la voglia di gustarsi un bel gelato per rinfrescarsi, ma attenzione alla truffa in arrivo dalla Germania.
Se c’è una cosa a cui gli italiani non possono rinunciare durante l’estate, questa è sicuramente il gelato. Una tradizione lunga secoli che oggi vede impiegate oltre 75mila persone nel settore oltre 39 mila gelaterie per un fatturato annuo 2,7 miliardi di euro.
Ogni anno in Italia, per la produzione di gelato, vengono impiegati oltre 21 milioni di chili di frutta, 220 milioni di litri di latte, 64 milioni di chili di zucchero e milioni di chili di altri ingredienti. Da Nord a Sud, ogni artigiano si prodiga nel proporre la propria ricetta di gelato, sperimentando nuovi gusti che possano piacere alla propria clientela.
Quest’anno però, il desiderio di soddisfare la voglia di gelato è diventato un po’ più salato e non stiamo parlando di gusti di gelato. Infatti, gli aumenti dell’energia elettrica degli ultimi anni hanno fatto salire enormemente i costi di produzione e di vendita del gelato con evidenti ripercussioni sul prezzo finale pagato dai consumatori.
A pesare sul prezzo anche i costi maggiorati delle materie prime impiegate per produrlo, in particolare lo zucchero, il cui costo è salito di quasi il 54% rispetto allo scorso anno. La Coldiretti, analizzando i dati Istat, ha calcolato un aumento medio del prezzo del gelato di circa il 23% quasi un quarto in più.
La truffa del gelato scoperta in Germania
Gli aumenti hanno inciso anche sulle aziende che producono gelato per la grande distribuzione, che stanno cercando di capire come assorbire i costi di produzione in eccesso. Se per i gelati artigianali è difficile trovare altre soluzioni, se non quella di aumentare i prezzi, le industrie possono utilizzare altri mezzi.
Specifichiamo che si tratta di mezzi leciti che riescono a mascherare l’aumento dei prezzi giocano sulla scarsa attenzione dei consumatori al momento dell’acquisto. La segnalazione arriva direttamente dal Centro Consumatori di Amburgo che ha analizzato le confezioni di gelato di marchi molto noti come Bounty, Snickers, Oreo, Milka e Mars, ma non solo.
Cos’è la shrinkflation che nasconde l’aumento dei prezzi
La pratica shrinkflation è molto diffusa soprattutto nella grande distribuzione perché permette di scaricare completamente gli aumenti sui consumatori pur lasciando i prezzi dei prodotti apparentemente invariati. Nella pratica, consiste nel diminuire le quantità all’interno della confezione, riducendo il numero di pezzi venduti o abbassando il peso del prodotto. Ecco perché è necessario guardare sempre il prezzo al chilo.
Facendo questo tipo di verifica il Centro consumatori di Amburgo ha scoperto che alcuni marchi, come Toblerone o Milka, hanno ridotto il numero di gelati da 3 a 4 per alcune delle confezioni, lasciando il prezzo al dettaglio invariato rispetto allo scorso anno. Guardando il prezzo al chilo però si scoprono aumenti di quasi il 48%. Ma” l’aumento di prezzo è più alto per il gelato Oreo: prima c’erano quattro gelati (4 x 110 millilitri) nel multipack, ma ora ce ne sono solo 3 (3 x 90 millilitri)”, in pratica si calcola un prezzo al chilo più alto di circa il 63%.