L’obbligo del Pos ha rovinato gli affari della ‘Ndragheta: la vicenda è accaduta in un ristorante di Roma. Vediamo tutti i dettagli.
Sembrerebbe che l’obbligo dei Pos nei ristoranti abbia interferito con gli affari della ‘Ndrangheta: nei ristoranti, tra cui quelli della Capitale, venivano fatti confluire tutti i proventi dello spaccio di droga per ripulire i soldi.
Grazie all’operazione Eureka, è emerso che la ‘Ndrangheta guadagnava in tutto il mondo con i ristoranti: oltre all’Italia, i paesi europei interessati sarebbero 8, tra i quali anche Portogallo e Germania.
A fare scalpore, ovviamente, è la faccenda emersa a Roma, nella capitale, dove alcuni giorni fa è stato arrestato Domenico Giorgi, il vero e proprio padrone dell‘impero della ristorazione romana, socio occulto dell’azienda Caffè Inc., sotto lui anche l’Antica Trattoria da Pellotta.
Ma come ha fatto l’obbligo del Pos ad intromettersi negli affari della ‘Ndrangheta? Grazie ad alcune intercettazioni telfoniche possiamo sapere il perché.
Ma come ha fatto, quindi, l’obbligo del Pos a mandare in miseria la ‘Ndrangheta? Nelle intercettazioni telefoniche, condotte dai Ros, si sente dire che a causa del Pos, avrebbero perso circa 1 milione di euro, questo perché dalle stesse è emerso anche il modo tramite il quale riciclavano soldi dei pagamenti a nero.
Per ripulire i ricavi dovuti alle vendite di droga, la ‘Ndrangheta sfruttava i pagamenti in nero, ovvero i pagamenti con soldi contati con scontrino fittizio o “dimenticato”.
L’obbligo del Pos nei ristoranti, quindi, avrebbe incentivato le persone a pagare tramite carta e la ‘Ndragheta ha avuto più difficoltà a deviare i soldi derivati dagli incassi delle diverse società coinvolte nell’affare.
L’operazione Eureka, inoltre, ha portato all’accusa e all’arresto di 108 soggetti coinvolti e al sequestro di locali e beni, come viene richiesto dal pubblico ministero in questi casi.